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L’etologia è una branca della biologia che studia il comportamento animale, collegandosi anche alla zoologia per quanto riguarda la morfologia e la biologia della fauna.
Il termine “etologia” deriva da due vocaboli greci: “ethos” (che significa “carattere”) e “logos” (che significa “studio”).
Infatti questa disciplina scientifica ha come oggetto il collegamento tra esseri viventi (tra cui anche l’uomo, considerato come un animale estremamente evoluto) e ambiente.
Fin dai tempi dei filosofi greci, come Platone, Aristotele ed Epicuro, il comportamento animale è stato oggetto di approfondimenti scientifici che si sono evoluti nei secoli fino ad arrivare all’età moderna, quando alcune personalità di spicco, come Pavlov e Konrad Lorenz, si sono dedicati con maggiore impegno a definire i fondamenti di questa disciplina.
Il comportamentalismo, che è un aspetto di estrema rilevanza collegato all’etologia, si è collegato a numerose ricerche di neuro-fisiologia, come la riflessologia di Ivan Pavlov e l’etologia vera e propria di Konrad Lorenz.
A partire dalla metà del ‘900, una simile disciplina si è dedicata a studi sull’istinto e sul suo rapporto con la razionalità che negli animali ha fondamenti nettamente diversi da quelli umani.
Tuttavia Konrad Lorenz ha dedicato gran parte della sua esistenza per trovare punti di contatto tra il comportamento animale e quello umano, collegandosi a nozioni di fisiologia, di psicologia e di ecologia.
Gli animali non sono stati più considerati soltanto creature istintive, ma anche esseri senzienti, in grado di basare il loro comportamento su specifiche esperienze associative, mnemoniche e collegative.
Da tali osservazioni è derivato il concetto di “benessere animale“, secondo cui questi esseri viventi sono dotati di una sfera psico-emotiva in parte paragonabile a quella umana.
Studi comparati sul comportamento ha fornito un contributo rivoluzionario sulle esigenze degli animali inseriti nel contesto naturale, un’ambientazione che essi non devono mai avvertire come ostile.
Da qui è derivato un profondo mutamento nella gestione delle pratiche di allevamento degli animali da reddito e della fauna selvatica, allo scopo di rispettare in maniera sempre più consapevole il loro benessere.
Nel nostro paese, dove l’etologia si è sviluppata molto più tardi rispetto ad Austria e Germania, lo studioso più rappresentativo è stato Danilo Mainardi, che ha dedicato gran parte della sua carriera accademica allo studio del comportamento sociale, soprattutto in relazione ai rapporti parenterali (genitori-prole).
Secondo le sue ricerche, un animale che non riesce a sviluppare correttamente la socialità e che cresce isolato, è destinato a sviluppare una notevole aggressività inter ed intra-specifica.
Mainardi ha analizzato approfonditamente anche il ruolo dell’imprinting (apprendimento) per determinare gli atteggiamenti sociali, le preferenze sessuali e le abitudini alimentari.
L’etologia è quindi un sistema piuttosto complesso di varie discipline scientifiche, incentrate principalmente su:
Campi di studio dell’etologia
Il concetto di istinto, che viene tradizionalmente associato al comportamento animale, ha tuttavia una forte componente razionale, in quanto le azioni dettate dall’istintività sono finalizzate al raggiungimento di un determinato obiettivo.
Il carattere ritualizzato di molti animali, che superficialmente potrebbe sembrare senza nessun fondamento logico, in realtà è rivolto all’apprendimento e quindi a un miglioramento esistenziale.
Concettualmente l’istinto è strettamente collegato con un’esperienza innata, da cui deriva una successiva esperienza, in grado di condizionare anche il comportamento.
È risaputo che i comportamenti sessuali e riproduttivi costituiscono una delle forze più potenti della natura, dato che proprio per generare la prole, gli animali sono capaci di affrontare esperienze particolarmente rischiose.
Il corteggiamento rappresenta una parte essenziale nell’esistenza di qualsiasi specie animale, a partire da quelle meno evolute, come i pesci, per arrivare alle più perfezionate (mammiferi).
Essendo una fase preparatoria all’accoppiamento, esso viene considerato un evento transizionale, basato su richiami sonori, colori vivaci assunti dai mantelli oppure dal piumaggio e sulla produzione di segnali chimici.
La riproduzione, che viene vissuta come un’esigenza fondamentale della vita, fa parte dell’etologia comportamentale di tutti gli esemplari viventi, poiché senza di essa le specie non potrebbero esistere.
A queste necessità si collega una vasta gamma di manifestazioni, relative a istinto e razionalità, che di solito interagiscono in modo produttivo.
Le cure parentali sono senza dubbio l’esempio più significativo dell’istinto materno che caratterizza gli animali e che ne condiziona il comportamento.
Esse comprendono comportamenti sia offensivi che difensivi, dato che gli esemplari che curano maggiormente la prole, hanno la certezza di avere una discendenza sicura, oltre che un numero minore di figli.
Dallo svolgimento di queste cure rivolte alla loro discendenza, gli animali possono impostare tutte le azioni individuali e sociali.
L’apprendimento comporta quasi sempre la modificazione di alcuni comportamenti, che può diventare ereditaria come ha scoperto Konrad Lorenz nelle sue ricerche sugli uccelli e in particolare sulle oche.
Le forme di apprendimento vero e proprio sono in genere molto articolate e presentano una notevole variabilità in quanto condizionate da vari fattori, tra cui gli errori, le imitazioni, le associazioni, l’intuito e il condizionamento.
In tutti questi casi l’animale impara qualcosa di nuovo che se riveste una qualche utilità per il suo stile di vita viene introiettata e passa a far parte del bagaglio razionale della sua mente.
Questo aspetto interessa moltissimo l’etologia soprattutto per i collegamenti con la società umana.
Bisogna partire dal presupposto che non tutti gli animali sono sociali ma al contrario la maggior parte di essi predilige una vita isolata, un’abitudine che viene modificata soltanto nel periodo dell’accoppiamento.
La socialità è una tappa evolutiva solitamente vantaggiosa poiché riunendosi ai suoi simili l’animale si sente più protetto nei confronti dei predatori e maggiormente supportato nella ricerca del cibo.
Tuttavia la socialità prevede anche alcune limitazioni, come la condivisione dello spazio, del cibo e la conflittualità durante il corteggiamento.
L’organizzazione sociale più evoluta si basa su precise gerarchie all’interno dei gruppi, che coprono determinati ruoli inalterabili: in questo caso si parla di società chiuse, una condizione tipica delle api, delle termiti e di altri insetti sociali.
Società aperte sono invece quelle degli elefanti e di alcune specie di scimmie, poiché in questi nuclei vi è un capobranco a cui fanno riferimento i gregari.
Nell’etologia, lo studio delle gerarchie è un aspetto fondamentale poiché consente di analizzare in profondità i rapporti tra i vari membri del branco.
Gli individui che partecipano a queste forme collettive vengono classificati con le lettere dell’alfabeto greco, dove gli esemplari dominanti sono chiamati “alfa” mentre i gregari meno importanti sono chiamati “omega”.
Lo status gerarchico di un individuo solitamente è inalterabile e soltanto in alcune specie può modificarsi.
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Lo spazio fisico nel quale un animale vive rappresenta la sua casa, che come tale deve essere difesa anche a costo della vita.
Il territorio individuale viene difeso con maggiore intensità rispetto a quello condiviso, anche se in ogni caso i metodi per respingere eventuali invasori prevedono marcature sonore, visive e olfattive.
In caso di sconfinamenti si possono innescare lotte molto cruente che hanno fine soltanto se l’invasore abbandona il campo oppure se viene ucciso.
La territorialità è un tipico esempio di comportamento istintuale che non subisce un controllo razionale poiché l’animale affronta pericoli anche molto superiori alle sue forze pur di ostacolare l’ingresso agli invasori.
L’etologia studia con particolare attenzione la territorialità in quanto si tratta di un atteggiamento comune a tutte le specie animali, a partire da quelle meno evolute (pesci) fino ad arrivare a uccelli e mammiferi.
L’aggressività è un tipico esempio di comportamento istintivo scatenato da fattori di varia natura che ha come scopo quello di raggiungere un obiettivo prefissato.
Gli scopi principali di un simile atteggiamento sono l’accoppiamento (preceduto o meno dalla fase di corteggiamento), la ricerca del cibo e la difesa del territorio.
L’aggressività è tipica soprattutto degli esemplari maschili che, appartenendo quasi sempre alla categoria “alfa”, hanno la responsabilità di mantenere integro il branco e soprattutto la propria famiglia.
Indipendentemente dal tipo di gerarchia presente in un gruppo di animali, i comportamenti aggressivi sono tipici delle figure di riferimento, che possono essere anche femmine (“femmine alfa”).
L’etologia ha studiato da sempre i comportamenti aggressivi delle varie specie in quanto tramite azioni del genere è possibile approfondire anche altri aspetti come la vita sociale, la territorialità, il corteggiamento e l’accoppiamento.
I sistemi di comunicazione, che possono essere interspecifici o intraspecifici, consentono agli animali di trasmettere messaggi di varia natura principalmente collegati alla ricerca del cibo e alla segnalazione di predatori.
Questi sistemi prevedono tre differenti modalità, che sono:
Lo studio dei comportamenti aberranti e patologici è stato motivo di molte ricerche scientifiche del settore etologico, soprattutto grazie agli studi di Ivan Pavlov.
Secondo le sue ricerche, animali sperimentali sottoposti a determinate stimolazioni, sviluppavano forme di nevrosi piuttosto gravi, che li portavano a produrre eccessive quantità di saliva.
Una particolare attenzione nei confronti della patologia comportamentale sugli animali si è evoluta in seguito a studi veterinari.
In alcuni casi gli animali domestici possono mostrare comportamenti autolesionistici provocati da un eccessivo accumulo di stress, che li spinge a mordicchiarsi oppure a leccarsi in maniera compulsiva.
Alla base di azioni del genere, secondo l’etologia ci sarebbe una motivazione psico-emotiva e non soltanto un rapporto di causa/effetto.
L’etologo è uno studioso del comportamento animale e in particolare del carattere delle varie specie viventi.
Si tratta di un professionista che studia, osserva e registra le azioni degli animali sia considerati isolatamente che in gruppo, per evidenziare i tipi di comunicazione, l’organizzazione sociale e i rapporti con l’ambiente circostante e, per quanto riguarda gli animali domestici, anche con l’uomo.
Le osservazioni effettuate da questo studioso possono essere realizzate in un contesto naturale oppure in un ambiente artificiale, come un parco zoologico oppure un laboratorio di analisi.
La principale finalità che si propone l’etologi è quella di migliorare il benessere animale, ottimizzando il suo stato di salute sia fisica che psichica, assicurandogli una perfetta armonia con il suo habitat.
Vivere senza stress rapportandosi correttamente con i suoi simili è la condizione ideale di vita per ogni animale ed è anche l’obiettivo che si pone l’etologo.
L’etologo è senza dubbio un appassionato della vita animale che oltre a studiare il comportamento delle varie specie, osserva, inquadra e classifica gli atteggiamenti di tutti gli esemplari che vivono inseriti nel contesto naturale.
Grazie alle sue competenze, l’etologo può offrire consulenze per migliorare l’esistenza degli animali qualora gli sia offerta la possibilità di intervenire.
Attenendosi a determinate procedure per la registrazione dei dati e riferendosi a fonti scientifiche certe provenienti da precedenti registrazioni, l’etologo si occupa di analizzare le interazioni degli animali con i propri simili e le dinamiche di gruppo che si creano all’interno dei branchi.
Le informazioni che riesce a ricavare di solito servono per realizzare gli etogrammi, che sono grafici caratteristici di ogni specie contenenti preziose informazioni, utili per prevedere e migliorare lo stile di vita degli animali.
Per osservazione etologica si intende un particolare aspetto di questa branca scientifica che si riferisce al monitoraggio comportamentale delle varie specie animali inserite nel loro contesto naturale.
Un simile comportamento analitici si collega soprattutto alla fauna selvatica, che vive in libertà all’interno di boschi, pascoli o comunque territori dove l’uomo non interviene con frequenza.
In base ai dati raccolti da questa indagine scientifica, è possibile estrapolare informazioni particolarmente utili per definire le caratteristiche psico-fisiche degli esemplari osservati.
Uno dei metodi che trova maggiore impiego per questo scopo è il fototrappolaggio, che prevede l’utilizzo di apparecchi in grado di fornire immagini o riprese video sugli animali di riferimento.
Il principale vantaggio di simili apparecchiature è di non essere per nulla invasive all’interno dei contesti studiati, in modo tale da garantire la massima libertà d’azione alla fauna selvatica di cui è possibile osservare realisticamente i comportamenti.
Le fototrappole sono dispositivi che vengono montati solitamente su rami di alberi oppure su pali della luce, in posizione sopraelevata e che, grazie al loro aspetto mimetico, possono essere nascosti perfettamente e pertanto non disturbano le abitudini degli animali.
Analizzando i reperti forniti da questi apparecchi, gli etologi possono acquisire nozioni estremamente importanti sulle abitudini di animali normalmente inavvicinabili e di cui invece è possibile visualizzare gli atteggiamenti sia di giorno che di notte.
Una volta piazzate in maniera corretta, le fototrappole dispongono di una prolungata autonomia che può durare fino a otto mesi, un lasso di tempo in cui il loro funzionamento è garantito da batterie a lunga durata.
Le foto o i video registrati possono essere visualizzati in tempo reale su un device di riferimento oppure archiviati in memoria e trasmessi successivamente a chi si occupa della loro analisi, come ad esempio gli studiosi di etologia.
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